Il processo per il caso Parmalat vedeva coinvolte Morgan Stanley, Citygroup, Deutsche Bank e BofA.
Le compagnie bancarie vennero imputate per la legge 231, reato di aggiotaggio informativo per il crack Parmalat.
5,9 milioni di euro per Morgan Stanley, 14 milioni Deutsche Bank, 30,7 milioni di euro per Bank of America e 70 milioni per Citi: queste sono le confische che i pm avevano richiesto.
Oltre alle banche citate, la procura richiese delle condanne per sei manager: Carlo Pagliani e Paolo Basso di Morgan Stanley, Marco Pracca e Tommaso Zibordi di Deutsche Bank, Paolo Botta di Citi e Giaime Cardi di Credit Suisse.
I sei funzionari sono stati assolti «per non avere commesso il fatto» e «perché il fatto non sussiste».
I sei funzionari sono stati assolti «per non avere commesso il fatto» e «perché il fatto non sussiste».
Dopo la lettura della sentenza, i legali hanno manifestato un'immensa gioia e fuori dall'aula si è potuto addirittura assistere ad un abbraccio tra due di loro.
Il legale di Deutsche Bank, l'avvocato Francesco Isolabella, al fine della sentenza ha commentato la sentenza in questo modo: «Il tribunale ha affrontato questo processo con accertamenti molto approfonditi dei fatti, il che ha consentito di arrivare alla completa chiarezza di quanto è accaduto e alla verifica dell’insussistenza dei reati».
Infine il difensore di Marco Pracca, Giuseppe Iannaccone, anche lui manager di Deutsche Bank, si è espresso in merito alla sentenza con queste parole:
«La giustizia in questo paese c’è. Questa è una sentenza che dimostra che dopo tanti anni di processo le questioni sono state approfondite in modo analitico da un tribunale che ha dimostrato grandissima attenzione ad ogni dettaglio».
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